All you need is less

zero waste: all you need is less

Lunedì è ufficialmente iniziata la settimana europea dello zero waste (letteralmente: rifiuti zero). Il nome parla da sé ma specificare qualche punto non guasta.

Zero waste è un modo di pensare (e agire)

Una filosofia di vita, amica dell’ambiente, basata sull’idea che il miglior modo per vivere in modo ecosostenibile sia ridurre al minimo il proprio impatto sulla Terra. Come?

Limitando la quantità di spazzatura prodotta e riutilizzando i propri rifiuti come materie prime seconde. In tal modo questi ultimi non diventano inutili scarti ma si trasformano in risorse. “Your trash is someone’s treasure” ne avevamo già parlato qui.

È una forma silenziosa di ribellione contro il consumismo. Mi piace usare il termine silenziosa – anche se forse dovrei dire proattiva o propositiva – perché più che sulla lamentela si basa sul rifiuto. In primo luogo il rifiuto degli oggetti che hanno vita breve e quindi: riduzione dell’utilizzo di cose usa e getta. Bicchieri e piatti di plasticarta non sono previsti nella vita di uno zero waster e nella sua casa troverete perlopiù oggetti fatti per durare. Oggetti sostenibili che non tendono a consumarsi o rompersi dopo pochi utilizzi. L’obiettivo ultimo è azzerare gradualmente il ricorso a inceneritori e discariche.

Questo pensiero coinvolge ogni sfera della vita. Dal gesto semplice di fare la spesa sfusa (evitando packaging e borse di plastica), alla scelta dei cosmetici ecosostenibili che una volta dispersi nello scarico e nei mari non nuocciano alla salute dell’ecosistema marino che, se sopravvive, poi finisce sulle nostre tavole (prodotti semplici come scrub e maschere possono essere realizzati in casa con ingredienti naturali, evitando al contempo confezioni non riciclabili e inquinanti).

Lo zero waste segue la medesima logica del principio di gerarchia dei rifiuti dell’Unione Europea. Se un prodotto non può essere riutilizzato, riparato, ricostruito, rinnovato, rifinito, rivenduto, riciclato o compostato, allora deve essere ridotto, ridisegnato o rimosso dalla produzione.

Un concetto estremo?

Può sembrare estremo, utopico, irraggiungibile.

Gli zero waster stessi possono sembrare persone pesanti, fissate che si privano delle cose belle della vita come lo shopping e la frutta confezionata già sbucciata e tagliata! Non bisogna però fermarsi all’apparenza. Certo vivere completamente senza produrre rifiuti è davvero difficile e può diventare stressante se si abita in un luogo dove le alternative ecologiche sono poche ma ridurre (anche di molto) è fattibile per tutti, basta volerlo.

Ognuno è libero di fare quello che vuole (e può) fare. Tutto ciò con la consapevolezza che ogni nostra azione (sia in positivo che in negativo) ha un impatto sull’ambiente, sulle altre persone e su quelle che verranno. Per questo a volte sapere che anche gesti piccoli possono avere una grande influenza se uniti ad altre buone pratiche può aiutare a trovare la giusta motivazione per intraprendere un percorso del genere. Anche di questo avevamo già parlato qui. 🙂

Ma perché gli zero waster odiano tanto la plastica?

La domanda che tutti si pongono! ‹Ma che sarà mai tutto questo terrorismo nei confronti della plastica! Tanto si ricicla».

Ehm. Sì, in parte. Questa affermazione non è del tutto vera dal momento che solo una mera percentuale della plastica può essere riciclata. Questo fa sì che la raccolta differenziata non risolva del tutto la questione poiché non costituisce una soluzione definitiva al problema.

ADDICTED. PLASTIC IS SO USEFUL TO MODERN LIFE THAT WE TEND TO SEE IT AS A NEUTRAL MATERIAL – TASTELESS, ODORLESS, AND RIDICULOUSLY CONVENIENT. THAT CONVENIENCE HAS LED TO ROCKETING PRODUCTION, AND RUNAWAY WASTE, WHICH HAS SENT PLASTIC FIBERS POURING INTO THE ENVIRONMENT AND INTO OUR BODIES.[1]

Siamo nel bel mezzo di quella che alcuni definiscono the Plastic Age (l’era della plastica). Ogni anno vengono prodotti 300 milioni di tonnellate di plastica[2] con conseguenze drammatiche per fiumi, mari e anche per l’oceano. Le falde acquifere da cui traiamo vita abbondano di microparticelle, frammenti e filamenti plastici che, per quanto piccoli, rimangono plastica. Plastica che viene ingerita da pesci e uccelli i quali scambiano le microplastiche che affiorano sulla superficie dell’acqua per cibo. E non credo serva ricordarlo, la plastica non è biodegradabile: è praticamente indistruttibile.

Plastic Paradise è un documentario inglese che consiglio di vedere per farsi un’idea dei livelli di inquinamento nell’oceano causati dalla plastica.

Studi scientifici[3] hanno poi dimostrato gli effetti negativi della plastica e del suo smaltimento e dispersione nell’ambiente sulla salute dell’uomo. Sostanze come il Bisfenolo A e gli Ftalati rilasciati dalla plastica (che ricopre gli alimenti che mangiamo e l’acqua che beviamo quotidianamente) e lo spreco di energia impiegata per produrre questo materiale dovrebbe ro essere motivazioni già sufficiente per spingerci a dire basta alla plastica.

Cosa puoi fare tu

Veniamo alle cose concrete. Come al solito si ritorna al punto focale: le scelte.

Sta tutto nelle nostre decisioni che possono essere più o meno sostenibili, consapevoli, salutari (e potrei continuare). Non è necessario cambiare radicalmente le proprie abitudini. Come non è pensabile credere di poter eliminare la plastica dall’oggi al domani, pena il sentimento di frustrazione e inadeguatezza perché – se non ci hai ancora fatto caso – la plastica è ovunque! Anche in alcune creme per il corpo(la paraffina è un derivato del petrolio a sua volta derivato della plastica) e nell’acqua che beviamo (sotto forma di fibre invisibili).

Quello che però puoi fare sin da subito è: 1. Inizia a guardarti intorno in modo critico, è davvero necessario tutto quello che possiedi? 2. Comincia dalle cose più semplici, bastano pochi accorgimenti come:

  • procurarsi una borraccia anziché comprare le bottigliette d’acqua;
  • fare la spesa al mercato e portare con sé i propri contenitori/buste per i prodotti sfusi;
  • usare mezzi ecologici (specie per i tratti brevi);
  • alcuni prodotti per le pulizie possono essere realizzati in casa. Evviva le biopulizie!
  • comprare locale e preferire prodotti artigianali e durevoli piuttosto che quelli delle grandi catene (creati per autodistruggersi ed essere ricomprati dopo poco tempo);
  • solo per donne: usare la coppetta mestruale e/o gli assorbenti lavabili oppure struccarsi con panni in tessuto piuttosto che dischetti usa e getta;
  • pensare prima di acquistare ed evitare gli acquisti d’impulso: la shopping terapia fa stare bene sul momento ma porta all’accumulo di cose inutili. Comprare meno e meglio può regalare grandi soddisfazioni.

Questi sono solo alcuni spunti ma sono già un inizio. Nessuno è perfetto ma tutti possono migliorare se stessi (e fare del bene anche al pianeta!).

La mia esperienza, cosa credo di aver capito

Io non sono una zero waster ma ci provo, ho iniziato ad interessarmi a questo argomento solo da pochi mesi. Da subito mi sono resa conto che tante pratiche cosiddette a spreco zero facevano già parte della mia routine. Questo mi ha rincuorata e mi ha stimolata a riflettere su che altro potessi fare. Ho subito pensato che, se alcuni gesti erano per me spontanei, sicuramente ce ne sarebbero stati altri che (con poco sforzo) avrebbero potuto avvicinarmi all’obiettivo della riduzione dei mie consumi.

E così è stato. Leggere esperienze altrui e conoscere altre persone nella mia stessa situazione mi ha aiutata a comprendere un po’ di più questo mondo. E sapete che ho capito? Che ci sono un milione di cose che posso mettere in pratica senza sconvolgimenti traumatici o sacrifici epocali. E il bello è che questi piccoli accorgimenti mi fanno stare bene!

La prima cosa che ho fatto per non sentirmi sopraffatta da tutte le cose che mi sono resa conto di aver sprecato, ignorato, comprato inutilmente sinora, è stata quella di vedere nel mio piccolo e nell’immediato cosa avrei potuto fare (o evitare di fare) senza troppa fatica. Ho buttato giù una lista, ci ho messo settimane, l’ho aggiornata con calma, senza l’ansia di “dover riuscire subito” e sono partita dalle cose forse più banali. Qui le prime 7 mosse da cui sono partita.

Ci sono ancora tante, tantissime cose che non so o su cui non ho ancora riflettuto ma credo che procedere a piccoli passi sia la strategia giusta per me, per non sentirmi demotivata.

Un’altra cosa che penso di aver capito è questa: essere minimalisti non significa privarsi di tutto. A me oltre ai rimedi naturali piacciono gli acquerelli, la fotografia, mi piace cucire e amo viaggiare. Tutte queste attività richiedono oggetti, utensili, materiali per essere praticate e io non rinuncerò ad alcuna delle mie passioni perché mi rendono felice. Eppure questo non significa essere incoerente perché per ognuna di queste posso cercare la soluzione migliore. Posso scegliere l’alternativa più sostenibile e cercare di esercitare il minore impatto possibile. E questo mi renderà doppiamente felice.

Allo stesso modo ciò che per me è assolutamente indispensabile (ad esempio la macchina da cucire, la mia è una Singer e la maggior parte delle componenti è in plastica) per altri può essere considerato un oggetto totalmente inutile. E viceversa. La collezione di peluche di qualcuno è fondamentale e riempie di gioia quella persona mentre per me è un qualcosa del tutto privo di interesse.

Questo per dire che, secondo me, una volta stilata la lista delle proprie priorità, non è necessario rinunciare a ciò che fa stare bene.

Ora chiudo, promesso e la smetto di ammorbare tutti con mille parole su parole ma fatemi dire un ultima cosa. Per la mia esperienza, introdurre qualche piccolo cambiamento quotidiano per essere un po’ più green è davvero semplice, perché esiste sempre un’alternativa più sostenibile e la scelta spetta a noi che in qualità di consumatori abbiamo il potere di condizionare le offerte di mercato, ovvero di decidere che prodotti saranno esposti sugli scaffali dei negozi. 

Per approfondire

Per scoprire di più sull’argomento:

Insieme è più facile 🙂


Qui il link al sito ufficiale dell’European week for waste reduction.


[1] Orb

[2] Science

[3] Science

4 comments on “Vivere zero waste, cosa significa e cosa ne penso”

  1. Articolo interessante. Mi farebbe piacere sapere cosa hai iniziato a fare, così da prendere spunto.
    Ciao!!

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