sprechi consumi

A Natale la spesa alimentare per le famiglie italiane rappresenta una tradizione irrinunciabile ma quanti sono gli sprechi che ogni anno accumuliamo? 

Lo scorso anno Codacons ha rilevato che i consumi nel periodo intorno alle festività erano aumentati del 2,5% rispetto al 2017, si parla di 10,2 miliardi ed una spesa procapite di circa 170 euro da suddividere fra cibo e regali.

Partendo da questo dato, Mariasole Forlani*, in questa puntata della rubrica Diritto e Ambiente, ha approfondito i  cosiddetti Sustainable Development Goals, ovvero il piano delle Nazioni Unite per un pianeta più sostenibile entro il 2030, che – fra i vari obiettivi – prende in considerazione il tema della riduzione degli sprechi di risorse, sia nel settore della produzione, che in quello del consumo.

Opening ceremony of General Assembly Seventieth session: High-level Thematic Debate on Achieving the Sustainable Development Goals
Plenary of the UN General Assembly High-level Thematic Debate on Achieving the Sustainable Development Goals

Cosa?

Il documento prende il nome di Sustainable Development Goals, vale a dire obiettivi per uno sviluppo sostenibile. L’accordo contiene diciassette obiettivi che i Paesi Membri delle Nazioni Unite si sono posti a tutela dell’ecosistema e della popolazione mondiale.

Non è la prima volta che la comunità internazionale si dota di un accordo di questo tipo. In passato, infatti, sono stati adottate simili strategie, quali i Millenium Development Goals, che agli inizi degli anni 2000 hanno dimostrato tutto il loro potenziale, permettendo a più di settecento milioni di persone di uscire dallo stato di povertà in cui versavano. Gli obiettivi dell’accordo, essendo delle linee guida, sono naturalmente ampi, in modo da poter lasciare spazio ai singoli Paesi e alle organizzazioni regionali per utilizzare il mezzo di implementazione più adatto al caso.

obiettivi sviluppo sostenibile
Opening Ceremony of General Assembly High-level Thematic Debate on Achieving the Sustainable Development Goals

Chi?

Centonovantatre Stati Membri delle Nazioni Unite si sono espressi favorevolmente rispetto all’adozione di un documento riguardante obiettivi di sviluppo sostenibile da realizzare entro il 2030.

Quando?

L’accordo è stato concluso nel settembre 2015, un anno particolarmente felice dal punto di vista degli accordi sul clima (a proposito si richiama l’articolo su COP21).

Dove?

La discussione sui Sustainable Development Goals si è conclusa dopo oltre due anni di trattative a New York.

A chi è rivolto?food bin sprechi alimentari

In questo caso, trattandosi di un accordo internazionale, sottoscritto dai rappresentanti dei Membri dell’ONU, i primi destinatari del documento sono gli Stati. Ciò non significa, tuttavia, che i cittadini e le imprese non risentano di alcun impatto, anzi. Come spesso accade quando si parla di Diritto Internazionale, il singolo Stato che prenda parte all’accordo, si impegna nei confronti del resto della comunità di Stati, a rendere efficace l’accordo al suo interno, andando ad emanare leggi che siano conformi a quanto concluso in sede internazionale.

A titolo d’esempio, prendendo in considerazione il dodicesimo obiettivo, vale a dire una produzione ed un consumo maggiormente responsabili, l’Italia, come tutti gli altri Stati che si sono detti concordi a firmare il documento, dovrà mettere in atto tutte quelle leggi che permettano di ridurre lo spreco di risorse, sia nel settore della produzione, che in quello del consumo.

Perché?

I Sustainable Development Goals hanno due essenziali obiettivi:

  • migliorare le condizioni di vita della popolazione mondiale 
  • ridurre lo sfruttamento delle risorse naturali

Più precisamente, i diciassette obiettivi sono i seguenti: eliminazione della povertà, eliminazione della fame, diritto alla salute e al benessere, diritto ad una formazione di qualità, diritto all’uguaglianza di genere, diritto all’accesso all’acqua potabile e a strutture sanitarie, diritto ad energia pulita ed economica, diritto ad un lavoro dignitoso e alla crescita economica, potenziamento dell’industria e dell’innovazione, riduzione dell’ineguaglianza, città sostenibili, consumo e produzione responsabili, intervento a favore del clima, tutela della fauna e la flora sottomarine, tutela dell’ambiente non sottomarino, Pace e Giustizia, partnership per il raggiungimento degli obiettivi. 

sprecare acqua

È efficace?

Come diciamo sempre, è complicato capire fino a che punto un accordo formato da linee guida piuttosto vaghe riesca ad avere un impatto concreto. Come si può notare dall’elenco, infatti, si tratta di obiettivi molto generici, ognuno dei quali racchiude al suo interno una serie di implicazioni e conseguenze talvolta infinita. Ciò non toglie che, come nella vita quotidiana, da qualche parte bisogna pur partire. Stabilire degli obiettivi è sempre il primo passo per poterli raggiungere. Basandoci anche sui risultati positivi raggiunti agli inizi degli anni 2000, possiamo ben sperare che anche questa volta gli obiettivi che la comunità internazionale si è posta possano essere raggiunti, almeno in parte.

É indubbio, tuttavia, che per poter perseguire efficacemente i diciassette punti, la collaborazione tra gli Stati sia essenziale. Guardando gli obiettivi, infatti, ci si accorge di come questi non possano essere raggiunti singolarmente da un solo membro della comunità internazionale. Si pensi all’Italia: come, da sola, potrebbe risolvere un problema ampio e devastante come la fame nel mondo? La Francia come potrebbe, basandosi sulle sue sole forze, risolvere le diseguaglianze sociali? È evidente che una proficua collaborazione sia non solo auspicabile, ma necessaria.

collaborazione stati

Perché dovrebbe interessarmi?

Ognuno dei diciassette obiettivi individuati dalle Nazioni Unite dovrebbe riguardarci da vicino perché, come anticipato, i cittadini sono i destinatari ultimi degli stessi.

food bin

Volendo approfondire un punto in particolare, si prenda l’obiettivo numero dodici: produzione e  consumo responsabili. Si tratta di qualcosa di molto vicino alla nostra esperienza quotidiana, dato che siamo tutti consumatori. L’obiettivo numero dodici si prepone di ridurre lo spreco in tutta la filiera produttiva, vale a dire sia nella fase della realizzazione del prodotto, sia nella fase del consumo. L’intervento viene previsto in tre settori precisi: l’acqua, l’energia ed il cibo. Ognuno di noi, nei luoghi del mondo dove questo è possibile, ogni giorno consuma ognuno di questi tre beni. Guardando i dati, però, appare subito evidente che quello che per noi è un consumo regolare, non lo è per altri. Parlando dell’acqua, ad esempio, meno del 3% di quella presente sul pianeta è potabile ed il 2.5% di questa si trova nell’Artico o nell’Antartico.

Per quanto riguarda l’energia, il consumo continua a crescere nei Paesi già sviluppati ed in quelli in via di sviluppo, a scapito, però dei Paesi che ancora combattono contro il sottosviluppo. È importante ricordarsi che non consumiamo energia solamente quando accendiamo l’interruttore, ma anche quando mangiamo. Il cibo che abbiamo nel piatto, infatti, è stato trasportato, ma prima ancora è stato processato e coltivato, risultando in un prodotto che ha consumato un largo ammontare di energia idrica ed elettrica, senza contare che ha prodotto CO2.

sprechi di cibo

Considerando il tema del cibo, infine, i numeri sono decisamente eloquenti. Si stima che ogni anno un terzo del cibo prodotto – equivalente a 1.3 miliardi di tonnellatefinisce nella spazzatura di consumatori o distributori; il mare non riesce a produrre abbastanza pesce per sostenere la richiesta e circa il 22% dei gas serra vengono emessi dal settore alimentare durante la fase della produzione.

Quali sono gli sviluppi più recenti?

Dal 2015 in poi il panorama mondiale è estremamente cambiato e non tutte le forze politiche attualmente a capo degli Stati firmatari sono effettivamente interessate a implementare quanto previsto dal documento. Al di là di ciò, è bene fare anche un altro tipo di considerazione. Un intervento per implementare un obiettivo potrebbe comportare conseguenze negative per gli altri. In altre parole, se, ad esempio, si intervenisse per diminuire l’inquinamento dell’aria, imponendo costi insostenibili per le imprese, queste si troverebbero a chiudere. Indubbiamente l’obiettivo primario di ridurre le sostanze inquinanti si otterrebbe, ma una serie di altre infauste conseguenze seguirebbero. I lavoratori, infatti, non avrebbero più un posto di lavoro e questo avrebbe un impatto negativo su un altro degli obiettivi, quello della crescita economica e del diritto ad un lavoro dignitoso. 

less is more

È chiaro, quindi, che quando ci si approccia a una dimensione così complessa come quella degli obiettivi di sviluppo sostenibile, bisogna cercare di mantenere una mente aperta e pensare che non vi sono, purtroppo, soluzioni assolute ed adeguate per ogni caso, ma che ogni soluzione potrebbe comportare, al contempo, l’aggravarsi di un altro problema.

Cosa concludo?

A fronte di quanto detto, ci si potrebbe chiedere che cosa il consumatore medio possa fare per ridurre il proprio impatto ambientale e comportarsi secondo quanto auspicato dall’ONU. Ebbene, qualcosa si può fare.

  • In primis, informiamoci. Leggiamo le etichette, preferiamo prodotti che non hanno fatto chilometri  di strada per raggiungere il nostro supermercato di fiducia.
  • In secondo luogo, compriamo il giusto. Ciò non significa votarsi ad una vita ascetica o smettere di mangiare, ma semplicemente comprare in porzioni tali da evitare lo spreco. In tal senso risulta particolarmente utile una programmazione di consumo settimanale, un piano nel quale segnarsi cosa si mangerà in modo da comprare di conseguenza.mobile app
  • Infine, usiamo il lato bello della tecnologia. Ci sono numerose app che ci consentono, soprattutto nelle grandi città, di individuare bar, ristoranti, panetterie e altri negozio alimentari, che si ritrovano a fine giornata con molti prodotti invenduti. Per non doverli gettare – dal momento che il giorno dopo non potrebbero essere più venduti per ragioni sanitarie, si pensi a prodotti che contengono la panna – queste attività commerciali mettono a disposizione dei veri e propri “pacchetti” nei quali possiamo trovare l’invenduto del giorno a prezzo ridotto. Insomma, un modo veloce e semplice per far felici pancia e portafogli, non solo le Nazioni Unite.

Per approfondire

* Giurista specializzata in Diritto pubblico Internazionale

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