salute e ambiente antagonisti

Cosa succede se salute ed ambiente diventano antagonisti nelle scelte di breve periodo? Come comportarsi nei confronti dei dispositivi di protezione contro COVID-19 ed inquinamento se le norme non sono chiare? Ci spiega tutto Mariasole Forlani* in questa nuova pillola di Diritto e Ambiente per chi va di fretta

Chi?

Le scelte di breve e lungo periodo per quanto riguarda la strategia per affrontare la seconda fase della pandemia in corso vengono e verranno prese essenzialmente dai governi.

norme igieniche covid

Cosa?

Oggetto dell’articolo di oggi, sono le conseguenze che deriveranno dalle scelte prese per arginare la diffusione del nuovo coronavirus che, ad oggi, ha provocato più di duecentomila morti in tutto il mondo.

Ad una prima fase di cosiddetto “lockdown”, vale a dire totale isolamento sociale, cui quasi l’intera Europa è stata sottoposta per un mese o più, seguirà necessariamente una fase due, ufficialmente  cominciata il 4 maggio 2020. Tale fase sarà determinante, per comprendere come ci si dovrà muovere nei prossimi mesi e per permetterci di prendere confidenza con le nuove disposizioni che ci renderanno possibile una forma di “convivenza” con il virus, dato che non si prevede una sua scomparsa ancora per diverso tempo. Proprio queste misure meritano un piccolo approfondimento, specialmente per quanto concerne il loro rapporto con il mondo della sostenibilità ambientale.

mascherina covid salute ambiente

In particolare, tre saranno gli aspetti su cui ci soffermeremo:

  1. l’uso delle mascherine,
  2. il ritorno al monouso,
  3. l’incremento dell’utilizzo di auto private.

È bene premettere che ci limiteremo a svolgere delle riflessioni rispetto alle conseguenze che le misure anti contagio potranno avere sull’ambiente; l’articolo non intende dare giudizi di merito sulla bontà o meno delle indicazioni governative, che vanno necessariamente seguite per il nostro bene e quello degli altri cittadini.

L’uso delle mascherine

mascherina

L’uso obbligatorio delle mascherine rappresenta, certamente, una grande sfida per tutti i governi del mondo che si trovino a dover gestire la seconda fase. Sull’uso delle mascherine, purtroppo, si sono susseguite informazioni decisamente discordanti per alcuni mesi. Ad oggi, la maggior parte degli esperti raccomanda l’utilizzo del dispositivo ogni qual volta si abbiano dei contatti con altri soggetti – senza mai dimenticare di mantenere comunque almeno un metro di distanza da questi. In alcune regioni, ad esempio, dal 4 maggio l’uso delle mascherine è obbligatorio nei luoghi chiusi, in modo tale da minimizzare le probabilità di contagio. Se l’uso della mascherina è, quindi, di grande aiuto nella prevenzione della diffusione del virus, dall’altro presenta una serie di implicazioni ambientali non di poco conto.

  1. Innanzi tutto, il materiale di cui le mascherine sono costituite non è biodegradabile. Infatti, queste sono normalmente in poliestere e polipropilene, due tipologie di plastica non facilmente smaltibili. Vero è che alcune imprese hanno provato ad immettere sul mercato versioni in cotone di cellulosa compostabile, ma la capacità di filtraggio del cotone non sembra paragonabile a quella dei materiali plastici sopra indicati.
  2. I problemi per lo smaltimento delle mascherine sono essenzialmente tre: non esiste ancora una procedura specifica da seguire per gettare i dispositivi di protezione una volta usati, le mascherine sono un prodotto monouso e, infine, esse generano un pericolo ambientale per la fauna marina.
    1. Per quanto riguarda le procedure da seguire per gettare le mascherine, il problema consiste essenzialmente nel fatto che non esiste un protocollo da seguire. Facendo l’esempio italiano, per ora, l’unica indicazione che il Ministero fornisce è quella di smaltire le mascherine usate nell’indifferenziato, ponendo particolare attenzione a quelle dei soggetti COVID positivi, che dovranno essere avvolte in più di un sacco di plastica per poi essere gettate sempre nell’indifferenziato. Ulteriore plastica, dunque, che inevitabilmente verrà impiegata.
    2. Il secondo problema è legato al fatto che le mascherine sono, per loro natura, un dispositivo medico non riutilizzabile all’infinito. In primo luogo è bene ricordare di cambiare spesso la mascherina – la durata dipende dalla tipologia (per fare un esempio, le mascherine FFP3 durano fino ad otto ore, ma quelle chirurgiche decisamente di meno). Non esistono procedure scientificamente valide per la loro disinfezione e questo fa si che esse vadano gettate dopo alcune ore di utilizzo.
    3. La terza problematica, che in alcune parti del mondo è già realtà, è l’inquinamento derivante dalle plastiche di cui sono costituiti mascherine e guanti, che si riversano nei mari. Ad Hong Kong pesci e mammiferi sono già a rischio per questo motivo. Le fibre di poliestere e polipropilene di cui sono costituite le mascherine sono altamente dannose per i pesci, dal momento che possono interferire con il loro sistema endocrino.

plastica monouso mare

Il quadro si complica se si pensa in prospettiva. É molto probabile, infatti, che dovremo utilizzare le mascherine per molto tempo ancora, per evitare seconde ondate di contagio in autunno. In tal caso, si stima una produzione di circa centotrenta milioni di mascherine al mese fino a dicembre per la sola Italia. Si tratta di un numero impressionante, se pensiamo a quale potrebbe essere l’intensità produttiva in Paesi più grandi o più popolosi, come USA e Cina.

Il ritorno al monouso

Una riflessione merita anche il ritorno al monouso. Infatti, dalle stesse direttive ministeriali, si desume la necessità di utilizzare fazzoletti monouso e gettarli il prima possibile, onde evitare che il virus possa spargersi. Non solo. É molto probabile che nella fase due i servizi di ristorazione dovranno dotarsi di bicchieri, piatti e vaschette monouso, in modo tale da minimizzare la possibilità di contagio. Tutti aspetti che, evidentemente, potrebbero limitare i progressi fatti fino ad ora per disincentivare il monouso.fazzoletti carta monouso

Purtroppo, anche in questo caso, non sembrano esserci soluzioni alternative. È sempre necessario e doveroso seguire quanto richiesto dalle autorità. Sarebbe opportuno che lo Stato incentivasse le imprese a dotarsi di monouso biodegradabile, sostenendole nei costi più onerosi che queste dovrebbero affrontare in un momento già particolarmente delicato.

L’incremento dell’utilizzo di auto private.

Infine, il problema del ritorno all’uso dell’autoveicolo personale, al posto dei mezzi pubblici. I mezzi torneranno a viaggiare in maniera contingentata, con doverose regole di distanziamento sociale. Per questo è lecito ipotizzare che, laddove possibile, le persone preferiranno utilizzare l’auto anziché muoversi con i mezzi. Anche in questo caso si tratta di un notevole passo indietro, che, tuttavia, per alcuni mesi non vedrà grandi alternative.

auto privata

Dove?

Le norme della cosiddetta “fase due” sono oramai implementate in un gran numero di Paesi. Soprattutto in Asia, dove COVID – 19 non è la prima malattia respiratoria legata ad un coronavirus ad avere un impatto sulla vita quotidiana, l’uso di mascherine, guanti ed altri dispositivi di protezione è già implementato da diverso tempo. Anche in Italia, così come nella maggior parte degli altri Paesi europei, ci avviamo ad un periodo di utilizzo di questi dispositivi che, sommati al rispetto delle altre regole sul distanziamento, dovrebbero scongiurare un secondo lockdown.

microbiologist-scientist ondata di ritorno

A chi è rivolto?

Le regole riguardanti l’utilizzo di dispositivi di protezione per evitare il contagio sono rivolte a tutti i cittadini, nessuno escluso. Anche l’impatto che il mancato smaltimento di questi dispositivi avrà, coinvolgerà tutti. Al momento, tuttavia, è necessario seguire alacremente quanto indicato dagli esperti, in modo tale da fare la propria parte nella prevenzione. Ricordiamoci sempre che proteggere noi stessi significa anche proteggere anche gli operatori sanitari che in questi mesi hanno incessantemente lavorato per garantirci le migliori cure possibili.

Quando?

Le misure sono già operative in molti Paesi, il nostro compreso.

Perché?

Domandarsi quali siano gli effetti di una scelta politica in campo sanitario può essere un utile spunto di riflessione per comprendere come, spesso, il breve ed il lungo periodo prevederebbero soluzioni diverse, purtroppo molte volte inconciliabili.

Nel nostro caso, la scelta più immediata e più urgente è quella di proteggerci dal contagio, usando tutti i dispositivi a nostra portata. Si tratta di tutelare la salute pubblica, un bene prezioso, costituzionalmente tutelato. Allo stesso tempo, l’adozione di prodotti plastici porterà inevitabilmente ad un incremento dell’inquinamento nel lungo periodo, cosa che andrà ad influire ugualmente sulla salute pubblica e sull’equilibrio degli ecosistemi. Purtroppo, al momento, le conoscenze a nostra disposizione non ci permettono di discostarci da quanto ci viene raccomandato. È sempre fondamentale affidarsi alle parole di chi è maggiormente esperto nel campo e, soprattutto, fare affidamento a quanto prescritto dalle autorità.

Riflettere, però, è sempre utile, dato che ci permetterà, magari tra qualche mese, di cercare altre soluzioni eventualmente disponibili e maggiormente compatibili con il rispetto dell’ambiente, una volta che saranno avallate dalle autorità competenti.

È efficace?

Sull’efficacia delle mascherine così come di altri dispositivi di protezione, si è fatta molta confusione nei mesi passati. Ad oggi le disposizioni vigenti ci dicono che l’utilizzo di mascherine e guanti può essere un valido alleato nella lotta al contagio. Per questo è raccomandabile indossare la mascherina ogni volta che si è fuori casa e si è in contatto con altri soggetti.mascherina chirurgica

Perché dovrebbe interessarmi?

Purtroppo la pandemia in corso ha riguardato tutti, nessuno escluso. È importante adeguarsi ai comportamenti che ci vengono richiesti per cercare di fare la nostra parte in questa lunga sfida. Anche se questa volta significa, forse, avere comportamenti un po’ meno sostenibili, almeno per il momento.

Quali sono gli sviluppi più recenti?

Ad oggi nella maggior parte delle regioni italiane l’obbligo di mascherina si prevede per i luoghi chiusi. É obbligatorio indossare la mascherina anche quando ci si rechi da un congiunto in visita (secondo l’ultimo decreto emesso). In ogni caso, è altamente raccomandabile utilizzare i dispositivi di protezione ogni volta che si venga a contatto con altri, soprattutto se immunodepressi o soggetti in età avanzata.

Cosa concludo?

Non sempre le scelte di breve periodo ci permettono di affrontare, allo stesso tempo, le sfide del lungo. La lotta alla diffusione del coronavirus ha assunto un carattere emergenziale tale da non permettere altre scelte in termini di dispositivi di protezione, al di fuori di quelle che sono state prese sino ad ora. È doveroso da parte di tutti i componenti della società attenersi alle regole, non solamente per noi stessi, ma soprattutto per le persone che partono da una situazione immunitaria deficitaria.

immunodepressi anziani

Tuttavia, essere coscienti del fatto che i dispositivi di protezione anti virus sono poco eco compatibili, potrebbe essere un’utile spinta per le imprese italiane, che certamente non mancano di inventiva, per la sperimentazione di nuove soluzioni che siano allo stesso tempo sostenibili e protettive.

A tal proposito riportiamo il link al sito dell’ISS (Istituto Superiore di Sanità)

progetto quid salute ambienteche certifica la compatibilità delle caratteristiche tecniche delle mascherine prodotte e immesse sul mercato dalle aziende proponenti. Segnaliamo inoltre l’impegno di alcune realtà che si sono reinventate per far dare il proprio contributo all’emergenza, iniziando una produzione di mascherine riutilizzabili di Tipo I, lavabili fino a 15 volte, autorizzate tramite certificato ISS e aderenti alle direttive OMS:

Fintanto che tali soluzioni non saranno diffuse su larga scala, seguiamo quanto ci viene indicato dalle autorità competenti, sperando che presto la meravigliosa prova di resilienza che tutti abbiamo dato, nessuno escluso, porti i suoi frutti.

Fonti

* Giurista specializzata in Diritto pubblico Internazionale