norme regolano ambiente

Dopo lo swap party organizzato a Roma, dedichiamo la puntata della rubrica Diritto e Ambiente al Fashion Pact: il patto per un’industria della moda più sostenibile.

Cosa dice l’accordo a proposito di questo settore così inquinante? Chi ha aderito e perchè? Ecco l’articolo di Mariasole Forlani*.

Chi?

Trentadue aziende di moda si sono riunite su iniziativa del Presidente della Repubblica francese François Macron. L’accordo rimane tuttavia aperto all’adesione di tutte le case di moda desiderose di aderirvi.

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Cosa?

Il Fashion Pact è un documento sottoscritto dalle aziende di moda che hanno deciso di aderire al progetto lanciato dal Presidente Francese ed elaborato nelle sue linee programmatiche da François – Henri Pinault, CEO di Kering, azienda di lusso francese. 

Quando?

Il patto è stato firmato alla fine di agosto 2019, alla vigilia del G7.

Dove?

L’accordo è stato concluso a Parigi, ma il tema era già stato introdotto durante un meeting a Copenhagen. 

A chi è rivolto?

Il Fashion Pact si costituisce di una serie di linee guida create dall’industria della moda per l’industria della moda. L’obiettivo è quello di offrire delle priorità comuni che aiutino le aziende impegnate nel settore del fashion a ridurre il loro impatto ambientale.

Perché?

Le aziende di moda, così come quelle di altri settori produttivi, sono molto più sensibili ai temi dell’ecologia rispetto al passato. Si tratta del risultato di molte campagne contro spreco e inquinamento, si pensi, ad esempio, al tema del c.d. “Fast fashion”, vale a dire la tendenza ad un consumo usa e getta, che colpisce soprattutto il settore della produzione di abiti, accessori e borse. Tra le linee programmatiche stilate dalle trentadue aziende si leggono le priorità:

  • riduzione del surriscaldamento globale,
  • protezione dei mari,
  • difesa della biodiversità.

L’industria della moda risulta avere ogni anno una produzione massiccia, che si va inevitabilmente a tradurre in un alto livello di inquinamento. Le stesse case di moda firmatarie del patto, che sul Mercato si trovano ad essere l’una la rivale dell’altra, si sono dette liete di potersi alleare per l’ottenimento di obiettivi comuni così importanti. Tra gli obiettivi dell’accordo va segnalata anche la volontà di incrementare le relazioni tra industria privata e settore pubblico, in modo tale da aumentare la sinergia tra i due  nella direzione della diminuzione dell’inquinamento industriale.

fast fashion

È efficace?

È ancora troppo presto per parlare di efficacia, dal momento che l’accordo è stato sottoscritto da poco meno di due mesi. Sicuramente è indicativo il fatto che già trentadue case di moda, corrispondenti a circa centocinquanta brand, abbiano deciso di mettere da parte le fisiologiche rivalità commerciali per collaborare nel senso di un risultato così importante. È necessario, tuttavia, attendere l’evolversi degli eventi, per verificare se le aziende si adopereranno concretamente per ottenere i risultati stabiliti nel Fashion Pact.

Perché dovrebbe interessarmi?

moda sostenibile

La moda, intesa in senso lato, ci riguarda molto da vicino. Ognuno di noi, anche il meno appassionato di tendenze, deve fare ricorso a quest’industria (fatta eccezione per i fortunatissimi che ancora possono contare su qualche familiare abile nel cucito)! Certamente, ci sono molti modi per cercare di ridurre l’acquisto di capi di abbigliamento – lo scambio di vestiti, ad esempio, il riutilizzo di vecchi capi ancora piacevoli – ma in molti casi l’acquisto diretto in negozio rimane ancora un’opzione plausibile. Per questo motivo, è importante sapere che le case di moda stiano iniziando a sviluppare un grande livello di sensibilità rispetto all’impatto ambientale che la loro produzione crea. In quanto consumatori consapevoli, infatti, è positivo saper di poter acquistare un capo d’abbigliamento la cui produzione non ha comportato l’uso di plastiche, coloranti o altre pratiche inquinanti.

Quali sono gli sviluppi più recenti?

Per ora il Fashion Pact non presenta sviluppi in senso proprio, ma ci sono molte probabilità che ulteriori brand decidano di aderire al patto. Le recenti campagne contro l’inquinamento ed il surriscaldamento globale hanno fatto capire a tutto il mondo dell’industria che è tempo di cambiare. Bisogna inoltre considerare che molti Stati hanno incominciato a normare più rigidamente i settori produttivi, tra cui anche quello della moda, al fine di ridurre il loro impatto ambientale.

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Cosa concludo?

Il Fashion Pact è un accordo all’avanguardia, che permette di applicare delle linee guida volte alla riduzione dell’inquinamento in un settore industriale che ogni anno ha una produzione pari a 1.5 trilioni di dollari. Bisognerà aspettare per verificare se le linee guida si riveleranno sufficienti per le industrie e se queste riusciranno ad elaborare dei piani concreti per intervenire nella loro catena produttiva.

Per approfondire:

* Giurista specializzata in Diritto pubblico Internazionale

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