Ecco come distruggiamo la mente dei nostri bambini… (il parere della psicologa..)

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Sono una pedagogista-docente e mi occupo di formazione oramai da diversi anni. Troppo spesso però vedo una situazione che non posso più tacere, anche se non è la prima volta che ne parlo.
Sono molto indignata per la facilità con cui i nostri bambini vengono giudicati e “torturati” psicologicamente. E non sto esagerando! Perché la tortura non è solo quella fisica, ma anche e ai nostri giorni soprattutto, quella psicologica.
Viviamo in una società molto superficiale, dove i tempi frenetici e la poca pazienza che abbiamo nei confronti dei nostri bambini e delle nostre bambine, ci spingono a conclusioni affrettate sulle loro potenzialità e capacità cognitive, purché ci sollevino dall’incombenza di seguirli negli studi.

Troppo spesso i genitori mi portano i loro figli emotivamente avviliti, psicologicamente affranti, demotivati e senza più la minima autostima di se stessi.
Arrivano da me dicendomi che il loro bambino o la loro bambina ha difficoltà nello studio; che piange perché non vuole studiare; che non vuole andare a scuola. Me li portano dicendomi che l’insegnante gli ha detto che sicuramente ha qualche problema cognitivo, e quando arrivano da me hanno già fatto percorsi con il logopedista e il più delle volte, il medico, gli ha certificato un ritardo nell’apprendimento.
Ma sapete una cosa? Nel 99% dei casi, il bambino o la bambina non ha niente, recuperando nel giro di un anno scolastico tutte le carenze!
Mi sono chiesta più volte se voi vi foste mai domandati come reagiscono i vostri figli a tutte queste chiacchiere non vere sulla loro capacità di apprendimento. Vi siete mai chiesti cosa provano? Come stanno? Cosa pensano di tutte quelle ricerche mediche e quelle esercitazioni alienanti, ai quali vengono sottoposti anche solo perché hanno una pessima scrittura? Vi siete mai chiesti guardando la calligrafia di un medico se anche lui fosse disgrafico?
Ve lo dico io cosa pensano i nostri figli! Pensano di essere inferiori, di essere diversi, stupidi, non capaci come i loro compagni di classe. E la loro psiche lentamente cambia e diventa brutta. Perdono la loro autostima, diventano tristi, paurosi e a scuola non rendono più, non si sentono capaci e si convincono di non riuscire negli studi; dentro di loro si domandano perché devono continuare a studiare; perché devono andare a scuola, a cosa serve… perché la scuola non brucia!
Io sono molto indignata! con insegnanti impreparati nella didattica che si sentono in diritto di diagnosticare senza averne la competenza.
Sono molto indignata! con la connivenza dei medici psichiatri che devono trovare necessariamente un’anomalia in un bambino che ha solo bisogno di essere rispettato nei suoi tempi di apprendimento, mentre la loro diagnosi è basata su statistiche (vi ricordo che Albert Einstein ha mostrato la sua genialità solo all’università, risultando terribilmente carente in tutti i precedenti corsi di studi, soprattutto in matematica; e nonostante oggi si dica che fosse dislessico, niente e nessuno allora, fortunatamente, gli ha impedito di credere in se stesso e di diventare ciò che tutti noi conosciamo). Vogliamo parlare dei logopedisti? Che uccidono il pensiero del bambino tediandolo con tanti esercizietti che allontanano sempre più il piccolo dalla scuola? E tutto questo pur di non ammettere che quel paziente non ha bisogno del loro aiuto, ma solo di una efficace didattica che loro ignorano completamente.
Ma è tutto un sistema di scarica barile: l’insegnante ai genitori, i genitori al medico, il medico al logopedista e il logopedista sul problema diagnosticato dal medico che purtroppo si può migliorare, ma non curare; e non c’è la cura semplicemente perché non c’è la malattia!
Ma sono indignata anche con voi genitori!
Che non avete la pazienza di ascoltarli i vostri figli; che li imboccate come se fossero sempre piccoli, senza svezzarli nel rapporto e nella loro continua e costante crescita di competenze. E questo è un ERRORE grave, molto grave, perché non permettete loro di crescere, di sviluppare indipendenza, di conquistarsi quel pezzettino di mondo a scuola, che solo a loro appartiene. Non avete voglia di seguire e capire i cambiamenti che la scuola li costringe a sviluppare, non avete la voglia di capire che il vero problema potrebbe essere nel rapporto con voi, con la maestra o con i compagni di classe. Perché è così: quasi sempre il problema scolastico ha le sue profonde radici nel rapporto umano.
Allora non distruggiamo la mente e la vitalità dei nostri figli, abbiate il coraggio e l’umiltà di valutare il vostro rapporto, di considerare quello che la maestra ha con vostro figlio o vostra figlia, prima ancora di intraprendere un percorso diagnostico, che in quanto tale, nella mente del bambino, riporta sempre e comunque a una malattia e quindi a una diversità dai compagni di scuola. Ricordandovi inoltre che oggi, quella che viene comunemente definita dislessia, il più delle volte è un abuso di terminologia e medicalizzazione su bambini sanissimi per questione di business. Non confondiamo le difficoltà didattiche e di rapporto con la scusa della malattia, una malattia che nessuno ha organicamente riscontrato e che si basa solo su statistiche. Eviteremo così di crescere bambini insicuri, ribelli, aggressivi, svogliati, tristi, spaventati e senza autostima.

(Dr. Tiziana Cristofari)

54 Risposte a “Ecco come distruggiamo la mente dei nostri bambini… (il parere della psicologa..)”

  1. Logopedista pedagogista mi portano bambini TV con diagnosi cognitive…dico anch’io lestesse cose da anni

    1. tutto cio’ che ha scritto e’ verissimo, io provo una rabbia quando giudicano in negativo bambini e ragazzi, ma noi ci comportiamo da adulti ?

    2. ogni genitore ha un proprio e personale metodo di insegnamento per trasmettere ai propri figli i valori che crede giusti.ogni bambino ha un modo di sentire diverso attraverso il quale legge ed interpreta lo stesso messaggio, ne sono un esempio i fratelli che pur crescendo nello stesso ambito familiare , sono assai diversi e spesso opposti nella modalita’ di pensiero ed espressione.ogni bambino ha la sua calligrafia che lo distingue ma dobbiamo comunque seguirlo per indicargli il percorso da seguire con la penna,non puoi lasciarlo scrivere in verticale e comunque deve avere una calligrafia comprensibile,specialmente perche’ alle scuole superiori o all’universita’ devi dare la possibilita’ agli altri di comprendere cio’ che scrive.ti sei mai chiesta che calligrafia abbia avuto il medico quando ha presentato i temi per l’esame?di certo non quella con la quale ci ha scritto le ricette!i figli vanno seguiti, certamente educati a diventare adulti ma anche correggere i loro errori e far comprenedere l’errore ,anche piu’ volte se necessario.rispettare i suoi tempi di apprendimento sarebbe davvero grandioso ma le lezioni in classe vanno avanti anche se nostro figlio rimane indietro, la pressione della scuola non e’ facile da affrontare per i genitori e per i figli.spesso ci sono bambini un po’ piu’ pigri o con apprendimento piu’ lento,e quindi da stimolare, e dunque questa e’ tortura? o e’ meglio lasciarli liberi nei loro tempi di apprendimento per poi ritrovarsi davvero diversi ed inferiori rispetto ai compagni di classe che sembrano grandi geni?e questa differenza non li scoraggia ancora di piu’e li rendi insicuri?

    3. Carissime dottoresse, sono d’accordo con voi che la dislessia non è una malattia, ma è una diverse percezione del nostro cervello, e in effetti arricchisce l’ intelligenza soprattutto per la capacità di vedere in prospettive diverse dalla norma, è anche vero che il sistema scolastico non è affatto adatto ai dislessici, e che di dislessici ce ne sono tanti, molti adulti a cui è stato detto che non erano adatti allo studio, e invece lo sarebbero stati se non fossero stati mortificati. Il sistema prima di ammettere di non essere adeguato preferisce creare malati da dover guarire, ma di dislessia non si guarisce, o meglio non ci si ammala, si è solo diversi come chi è diverso di colore di capelli o di pelle, solo siamo discriminati diventiamo incapaci. Vi dico questo perchè io sono una dislessica di 55 anni, dopo essere arrivata al diploma con enormi fatiche, schivando spesso la bocciatura, studiando musica all’età di 25 anni ho scoperto, con il mio maestro di sassofono, che c’era qualcosa di strano nei miei errori, avevo un’ amica logoterapeuta che mi ha fatto il test, appurato il fatto con circa 2 anni di terapia, ho cominciato a leggere senza più difficoltà, con la terapia siamo andate a dare una migliore interpretazione ai segni nello spazio delle pagine, in modo da poterli decodificare in modo più spedito, certo la mia grafia è appunto come” il medico”, faccio attenzione alla destra e dalla sinistra. Ora sono un’insegnante di yoga ed erborista disoccupata, ma tutta la mia vita ho lavorato con la mia autostima, purtroppo tutto quello che ho recuperato con il lavoro dei gruppi etc. è stato sempre vanificato in famiglia, tutt’ora che vivo con i miei e me ne prendo cura, sono molto vecchi e con problemi mentali, non rispettano il mio lavoro, sono sempre quella inadeguata, e i miei fratelli che fanno la loro vita, sono sempre più attendibili. Quindi care mie, il problema fondamentale è l’educazione delle famiglie. Nel paese in cui vivo quest’estate ho proposto e fatto vedere il film Stelle sulla Terra, nella speranza di far passare il messaggio, è piaciuto alle poche persone che sono intervenute, e tra gli assenti c’erano proprio quegli insegnanti, psicologi, assistenti sociali, che preferiscono trattare i dislessici come malati. I dislessici non sono malati, sono diversi, a volte migliori, ed è il sistema educativo e scolastico che si deve adeguare. I bambini soffrono, lo so bene, al tempo la mia maestra mi tirava le orecchie , il naso e mi dava scappellotti, ma ciò che più mi feriva erano le risate degli altri bambini, e ancora di più il disinteresse, per tutto questo, dei miei genitori. Vorrei fare molto di più per questi bambini, ma si combatte contro le istituzioni che ti impediscono di fare, la burocrazia è un metodo molto efficace per disarmare tutti coloro che hanno buona volontà. Comunque da parte mia ci proverò ancora ed ancora nelle varie iniziative che mi permetteranno di fare. Vi ringrazio per l’attenzione. Susanna

  2. Devo dirle brava, perché secondo me ha centrato il bersaglio di questa nostra società sbagliata anche con i bambini, mio figlio ha fatto la prima elementare con molti problemi, il medico mi aveva detto che era un po’ indietro ma dal test di intelligenza che gli hanno fatto è risultato molto più intelligente della media e il neuropsichiatra mi ha detto che essendo così intelligente lui soffre di questa sua fatica a stare al passo con gli altri, anche lui ha detto che la scuola è troppo frenetica, non aspetta nessuno bisogna correre, ma non è il modo giusto per aiutare un bambino, io sono contenta di questo articolo perché lei ha il coraggio di dire la verità, grazie dottoressa. Uu

  3. Buongiorno, ho bisogno di una precisazione..

    Cosa intende per “quella che viene comunemente definita dislessia, il più delle volte è un abuso di terminologia medicalizzazione su bimbi sanissimi per questione di business”?

  4. Gent. D.ssa, la invito a documentarsi: i DSA non sono disturbi “statistici” sono di origine neurobiologica. In parte quanto da lei descritto può essere vero, soprattutto in caso di forme molto lievi. Ma si è mai confrontata con un disturbo misto grave? Si è mai confrontata con la scuola pubblica? Se non ci fosse la legge 170/2010 il “rispetto dei tempi di apprendimento del bambino” significa bocciatura, e secondo lei questo che impatto ha sull’autostima? La invito a rifletterci.

  5. Io sto lottando con la mastro di mia figlia. Dalla prima ora che abbiamo iniziato la terza a fatto tutto lei a chiamato la sacra famiglia per vedere se c’era posto e mia a obbligato a portarla perme e solo in pregiudizio perché il fratello A moltri problemi non è giusto

  6. Ritorno adesso a fare la logopedista, con l’aggravante di aver fatto per anni altro ed essermi laureata anche in sociologia, così forse, insieme alla maturità personale, ho acquisito la capacità di guardare il mondo da più punti di vista. Concordo con lei, è davvero troppo frequente e più facile incasellare tutte le difficoltà che si osservano in DSA tout court , tanto paga lo Stato. Esercitare una professione (insegnante, logopedista, neuropsicologa, ecc.) senza mai abdicare a quel ruolo anche il nostro essere persone è un difficile equilibrio, ma si può e si deve fare. Occorre imparare a dire di no, no e poi ancora no, certo si perderà un paziente, ma non la nostra e la sua dignità.

  7. Una collega è costretta, in quarta elementare, ad insegnare ai bambini ad allacciarsi le scarpe: questi sono genitori attenti alla crescita emotiva del figlio?

  8. sono una mamma di 2 ragazzi di 22 e 18 anni ho fatto tanti sbagli nella crescita dei figli fortunatamente ho avuto tempo per rimediare sono pienamente d’ accordo con lei chiediamo a loro rispetto e noi siamo i primi che non sappiamo darglielo è ora che rispettiamo i loro tempi di crescita senza farli sentire diversi solo perchè qualcuno ce lo dice , crediamo più a una persona esterna piuttosto che hai nostri figli come possono sentirsi loro , grazie

  9. Perfettamente in accordo ma se il metodo di insegnamento nn cambia e resta l’obbligo di iniziare la scuola tutti alla stessa eta’ senza tenere conto dello sviluppo soggettivo delle attitudini alla logica, ci sarannonsempre bambini in reale difficolta’; e quando sibtenta di far capire che fermare per un anno un bimbo x permettergli di sviluppare le sue capacita’ e’ visto dai genitori come una tragedia e la fanno vivere cosi’ anche al figlio, le diagnosi sono l’unica via….il genitore si rassegna ad un figlio con una patologia, al bambino vengono concessi degli aiuti didattici o dei rallentamenti e piano piano riesce a recuperare, a fatica, un po’di autostima….e’ molto triste….ed e’ giusto rendere pubbliche queste osservazioni da parte di chi, come voi, ha a che fare ogni giorno con situazioni limite….Grazie!!!!!

  10. Mi è piaciuta molto la sua dissertazione e se da una parte mi ha risollevato il morale (ho una figlia con diagnosi DSA e Q.I. 88, con grandi difficoltà scolastiche; è stata bocciata al primo anno del Liceo Scientifico e ora sta affrontando la Prima liceo Linguistico) dall’altra mi ha lasciata alquanto perplessa perché non riesco a intravedere una soluzione. Non vi sono suggerimenti comportamentali per noi genitori, benché io sappia di essere sempre stata molto esigente e comprenda che forse la difficoltà maggiore è proprio la mia nell’accettare il suo diverso modo e i suoi diversi tempi di apprendimento.. Potrebbe aiutarmi? La ringrazio.
    Cordiali saluti
    Monica

  11. In un post relativo a questo articolo di una “Stefy Le risponde tale Valeria Bonadiman (Premetto che personalmente condivido il suo pensiero), cosa risponde? Grazie

    Ciao stefy, scusa ma dico la mia… Prendo le distanze da quanto espresso in questo Post. La dottoressa Cristofari deve chiarirsi un pó le idee perché é imbarazzante che da pedagogista, che lavora nella scuola, parli dei disturbi dell’apprendimento come una malattia. Dovrebbe sapere infatti che si tratta di un gruppo eterogeneo di disturbi manifestati da significative difficoltà nell’acquisizione e nell’uso di abilità di ascolto, espressione orale, lettura, ragionamento e matematica, presumibilmente dovuti a disfunzioni del sistema nervoso centrale. (Cit. Cornoldi).. Probabilmente anche il giovane Einstein avrebbe vissuto più serenamente la sua infanzia nella scuola se qualcuno avesse saputo, già allora, cosa sono i DSA e avrebbe previsto per lui le più adeguate strategie didattiche.
    Concludo ritenendomi INDIGNATA rispetto al fatto che la dottoressa ritenga inesistenti queste difficoltà didattiche, eppure dal suo sito personale si capisca chiaramente che con i DSA ci lavora e avvia progetti, tra l’altro anche potenzialmente interessanti.

  12. Bello sfogo, molto condivisibile; il dato di realtà ci dice che i docenti spesso non sono aggiornati circa la didattica e spesso sparano diagnosi senza alcuna competenza e senso di responsabilità… tutto questo non è rassicurante soprattutto da genitore e figuriamoci se il genitore è una logopedista di quelle serie e aggiornate che non fa terapia se non è strettamente necessario… far di tutta un’erba un fascio è comodo se ci si vuole sfogare..
    Dinanzi ad una difficoltà reale, e per questo intendo vissuta dal bambino come tale e riscontrabile, bisogna necessariamente procedere con un approfondimento diagnostico per appunto evitare che insegnanti presuntuosi sparino sentenze grondanti ignoranza e facciano sentire i bambini peggio di come già si percepiscono grazie al confronto con i pari, che fanno loro per primi; magari la lentezza esecutiva e la labilità attentiva sono dati da un disturbo visupercettivo di cui nessuno si è accorto e grazie ad una accurata diagnosi si può scongiurare il perseverare di feedback negativi, per dirne una..
    Il 99%… magari!! da dove hai tratto il dato statistico? Ha fatto una personale statistica sui suoi casi?.. anche la pedagogista/docente pecca di presunzione..

  13. la mia esperienza è completamente diversa
    un bambino che in prima elementare era costantemente preso a parole dai genitori ed insegnati perché sembrava non avesse voglia di studiare, che non si volesse impegnare, che non si sforzasse, che non ci mettesse la testa. Piangeva e si avviliva, non era capito. Poi in seguito a delle visite hanno dato un nome alle sue difficoltà, disturbi dell’apprendimento, dislessia, disgrafia ecc (NON UNA MALATTIA ma solo un modo di apprendere diverso rispetto a quello usato dalla maggioranza delle persone). Sapere che le sue difficoltà hanno un nome e che non è l’unico ad averle, lo ha molto aiutato. E’ fiorito dentro a lui l’orgoglio di riuscire comunque a raggiungere buoni voti, non è stato più ingiustamente rimproverato dai genitori che si sono sforzati di aiutarlo con i sistemi attualmente a disposizione. le cose sono cambiate e migliorate. la dislessia è evolutiva, quindi negli anni cambia. Ora è in seconda superiore, l’anno scorso è stato promosso a differenza di molti altri che sono stati rimandati.
    Il suo articolo in qualche modo mi infastidisce, la vitalità dei propri figli si distrugge se si fa finta di niente, se si pretende che tutti debbano imparare le cose nello stesso modo, perché così si sentiranno stupidi e si avviliranno. Un genitore che ha un figlio dislessico studia, si informa, si immedesima e trova modi diversi per aiutare il proprio figlio a crescere ed imparare.

  14. condivido . sono mamma e maestra ormai sulla soglia per la pensione dopo circa 40anni di servizio. la famiglia e la scuola devono collaborare e non farsi “la guerra delle responsabilità”
    Z7T7

  15. Grazie. Grazie perché ci vogliono voci come la sua, per cambiare l’educazione.
    Io non sono “specialista” come lei, sono ingegnere, ma la vita mi ha “specializzato” dandomi una figlia autistica. L’ho cresciuta stimolandola, facendole credere in se stessa, insegnandole a essere autonoma. Per farlo sono andata contro gli insegnanti, che mi trattavano da irresponsabile e mi dicevano che il giorno che le fosse successo qualcosa, ce l’avrei avuta sulla coscienza. Mi dicevano di insegnare piuttosto all’altra figlia a stare in casa per occuparsi della sorella handicappata, anziché stimolare quest’ultima a uscire dal suo guscio: bravi, così avrei avuto due figlie con problemi…!
    Ho fatto di testa mia, ho dato più importanza al gioco con loro che alle magliette stirate, al permettere di invitare le amichette a casa che alla casa in perfetto ordine, facendo sapere loro che potevano contare su di me sempre, a qualunque ora del giorno o della notte. I risultati ci sono, meravigliosi: due figlie felici, in gamba, realizzate. E quella nata autistica, che non parlava, ora parla correntemente due lingue e ne sta studiando una terza; lavora, esce, viaggia da sola e parla di “quando era autistica…”.
    Ma quando dico che i bambini hanno soltanto bisogno di attenzione, di essere trattati come bambini perfetti, anziché come adulti imperfetti, che i bambini non mentono se non hanno bisogno di farlo, se sono compresi e sostenuti, se si spiega loro quando sbagliano, anziché sgridarli o – peggio – picchiarli, ancora mi sento dire che non si può, che i bambini devono crescere con delle regole. Regole? Certo, ma che valgano la pena: regole intelligenti, non inutili, nel rispetto del mondo del piccolo. Perché un giocattolo rotto, per il bambino ha la stessa importanza della perdita del lavoro per l’adulto e merita attenzione: è così difficile da capire?
    Chiedo scusa per lo sfogo, ma mi batto per questo ormai da quasi 30 anni, e sono sempre stata considerata una mamma strana, se non addirittura una mamma che se ne frega dei figli…
    Di nuovo grazie, per essere una spinta verso il cambiamento.

  16. Grazie per il maraviglioso articulo. Grazie per prendere la parte dei nostri bambini e per fare reflettere a noi genitore che ogni giorno dobbiamo imparare a essere più saggi nella nostra pazienzia. Grazie

  17. Sono una mamma con una bambina che a tre anni ancora non parlava molto.abbiamo iniziato un percorso che ancora oggi a 7 anni proseguiamo.a scuola primaria le maestre non pensano al bambino ma solo a prendere i tempi e a chiedere alle mamme di portare una certificazione.alla fine della 1 elementare una di queste maestre su una classe di 18 bambini ha chiesto la relazione a 7 bambini dicendo che secondo lei questi bimbi avrebbero dei problemi.io penso che i problemi li ha questa maestra che usa il fischietto, il cronometro x i calcoli matematici e per leggere inglese

  18. Se un genitore porta il proprio figlio dalla logopedista…..non e’ che non vuole farlo crescere ma si fida solo di gente più esperta si spera

  19. Sono un insegnante e se potessi registrare un suono le farei ascoltare un lungo applauso …perché le cose piú semplici sono quelle che chiedono attenzione e responsabilità, ma noi preferiamo quelle lunghe e complicate che dilazionato responsabilità e tempi… Meno paure,piú fiducia nei bimbi, + amore e passione…

  20. Dottoressa Tiziana Cristofari, i miei complimenti per questo articolo che riprende esattamente quello che penso io ma in parole meglio costruite insieme 🙂 condivido pienamente!

  21. Cara dottoressa, lavoro nell’ambito della scuola come sostegno educativo a bambini con varie problematiche che spaziano da ‘semplici’ disturbi dell’apprendimento a disabilità fisiche e/o psichiche bere e proprie. Raramente mi metto a discutere e a scrivere sul web, ma in questo caso sento la responsabilità di replicare, trovando altamente fuorviante e pericoloso il suo articolo in merito ciò che l’istituzione scolastica e statale cerca di fare nei confronti dei ragazzi che presentano determinati problemi nel percorso didattico. La sua generalizzazione è pericolosa in quanto fa passare il messaggio che tutti gli ausili messi a disposizione delle famiglie nelle diverse situazioni di difficoltà siano dannosi anziché validi strumenti di sostegno alla persona (se ben usati). E fa sembrare quasi che non esistano bambini che hanno bisogno di programmi differenziati sulla base del riconoscimento di determinati deficit cognitivi. Posso trovarmi d’accordo sul fatto che molto spesso non vengano rispettati i tempi del singolo e privilegiati quelli medi della classe, e che nella scuola italiana si tenda ad appiattire le diversità positive invece che a valorizzarle; posso essere d’accordo anche sulle pessime modalità con cui talvolta l’istituzione affronta e/o introduce tali aiuti nelle scuole (che possono risultare in questo caso fonte di ulteriore di disagio e ansia nei bimbi e nelle loro famiglie). Ma da qui a sostenere che tutti gli strumenti finalmente ottenuti e a nostra disposizione nella scuola sono dannosi perché fanno sentire diversi o stupidi i nostri bimbi…beh: ce ne passa, ed è pure una grande bugia.

  22. E’ vero che oggi siamo un po’ troppo protettivi ma è altrettanto vero che abbiamo (per la maggior parte) degli ” insegnanti ” troppo ,troppo impreparati e bravi solo ad insegnare ed a seguire chi non ha problemi e li gratifica non capendo che dovrebbero essere più gratificati se riuscissero ad essere seguiti da tutti!

  23. Ma santissime parole. É la prima volta che leggo e sento un discorso non giusto, ma giustissimo, più azzeccato di così. Siamo diventati tutti impazienti, poco riflessivi, grandissimi professori nell’analizzare i problemi degli altri. Tutti che vogliono giudicare,ma che non accettano di essere giudicati. I genitori son piu impegnati a scrivere i loro pensieri sempre depressi sui social network e una scuola piena di insegnanti incapaci, che hanno avuto la fortuna o la giusta spinta per essere infilato nelle graduatorie. Con tanti laureati giovani e pieni di vitalità fuori in cerca di un nulla. Guardi c’é una registrazione gira tra i ragazzi nella mia zona. Un insegnante isterica che sicuramente il problema suo é mooolto piu profondo dello studio scarso dello studente. Quando la senti ti metti le mani nei capelli. Io per il lavoro che faccio ho notato anche che oltre alla loro incompetenza, molti insegnanti prendonop psicofarmaci anche pesanti, e sono a contatto con bambini delle elementari. E tutti fanno finta di niente, dal medico che lo prescrive,al collega, al vicino, al genitore che non crede a cio che il bambino non racconta. Io mi complimento per l’articolo perche descrive una realta che nessuno vuole guardare. Spero soltanto che ne siano altri e altri ancora. Che nessuno stia zitto finche il problema non riguarda a lui. Spero che si vada avanti finché le cose cambiano, e non aspettando una riforma che non risolvera un bel niente, ma partendo da ognuno di noi

  24. Grazie;grazie, GRAZIE!!! Per aver scritto queste belle parole, dottoressa.GRAZIE !!Mi creda mentre leggevo avevo i brividi. Sono una mamma (semplicemente) e l’anno scorso è stato carico di ansia per me e per mia figlia. Le insegnanti insistevano sul fatto che doveva andare da un optometrista per via della rigidità del braccio destro nello scrivere. Ho passato un anno scolastico credendo che mia figlia avesse un problema di disgrafia. Ma non siamo andate da questo medico, ho preferito aspettare e ora mia figlia è migliorata molto nella scittura. Era SOLO QUESTIONE DI TEMPO. Tutti i bambini hanno bisogno di tempo. Ripeto sono una semplice mamma e non voglio sostituirmi a nessuno, ma a volte bisogna avere solo molta pazienza. Grazie!

  25. Oddio! È proprio quello ch’è ho fatto io, ed oggi che mio figlio sta per compiere 18 anni la situazione è proprio quella da Lei descritta. Si può rimediare? Mi potete aiutare?

  26. Mica solo bambini! conosco il caso di una famiglia dove tutti i figli sono molto intelligenti. Ebbene il più piccolo è stato diagnosticato “dislessico”. Dislessico perchè fa fatica a leggere, fatica a capire il significato di certe frasi… Per sua stessa ammissione ha letto un libro in 5 anni di liceo. Io ho provato a suggerire che fosse semplicemente analfabeta, ovvero non sa leggere perchè non ha mai letto. Ma niente da fare, preferiscono reputarlo dislessico che analfabeta. Eppure basterebbe poco per “curare” l’analfabetismo. Famiglia piccola borghese lombarda tutti laureati, non stiamo parlando di pastori o minatori…

  27. Io sono una doposcuolista e non avete idea al contrario di quanti bambini vengano perché “sono pigri” o “non hanno un metodo” e invece hanno chiaramente problemi di apprendimento o di linguaggio ma né le scuole possono permettersi insegnanti di sostegno né, molto più spesso, i genitori vogliono accettare il fatto che i proprio figli abbiamo bisogno di un metodo diverso … non voglio togliere nulla alla preparazione degli specialisti (in campo medico, psicologico e neanche agli insegnanti o ai genitori) ma spesso fa molto semplicemente il non vedere i bambini come persone ma come semplici appendici del lavoro che facciamo o del ruolo che abbiamo con loro.

  28. Questo articolo mi ha messo in crisi e non poco…..solo da poche ore mi hanno detto dopo una serie di test che mia figlia 16 anni ha tutti e quattro i casi di DSA….. a chi devo credere??????? Lei sicuramente ha detto parole giuste ma sembrava che le avesse dette anche il dottore. ….. io ho solo tanta voglia di aiutare il disagio di mia figlia

  29. Sono la mamma di 2 bambini con “difficoltà di apprendimento”, mi è sorto spesso il dubbio che le loro difficoltà potessero derivare dal rapporto che hanno con noi genitori e con gli insegnanti; ma come fare a capire dov’è il problema e, soprattutto, come risolverlo?

  30. Concordo!Le relazioni sono alla base di ogni ambito e campo, ma non sembra importante investire nelle “buone relazioni” perché ciò farebbe crollare parecchi assunti e business…..i peccati dei padri ricadranno sempre sui figli….ma si può sempre compensare….riparare e migliorare 😉

  31. L’ho visto qualche giorno fa e l’ho riletto ancora oggi. Un po’ confuso questo discorso….. 🙁
    La dislessia non è una malattia. È come essere mancino. Diversi, ma sanissimi. Nel sistema scolastico attuale della nostra società purtroppo svantaggiati. Colpa dei genitori, dei insegnanti, dei medici? Perché cercare colpe, non serve niente, se non demoralizzare. Ovvio che non c’è perfezione e chi si impegna fa anche errori. Ma nessun insegnante o genitore ha interesse che un proprio alunno o figlio sia dislessico.
    Aiutiamoli semplicemente, sostenendo la loro autostima e serenità e speriamo che i metodi di insegnamento possano diventare più flessibili per dare a tutti le stesse opportunità fin da subito.

  32. Condivido in parte l’opinione espressa qui. È vero che per alcuni genitori avere una certificazione in mano fa comodo, ma, come insegnate di un istituto professionale, posso affermare che accade anche il contrario. Ci sono ragazzi che arrivano in prima superiore con delle reali difficoltà e che, non essendo mai stati diagnosticati (per varie ragioni), ci arrivano frustrati e pensando di essere stupidi. Situazione che si può evitare fornendo loro gli strumenti adatti per compensare a tempo debito…

  33. Oggi, è più facile etichettare e, cercare di risolvere con una pillola.
    Nessuna ha più tempo da perdere oramai, né gli insegnanti, tantomeno i genitori.

  34. Ricordo ancora quando mia madre mi portò, senza dirmi niente, a farmi controllare perché temeva fossi dislessica. Penso di non avergliela mai perdonata, in più, dopo aver accertato che ero perfettamente normale, ho espresso il mio disappunto per quel suo gesto. Avevo accanto mia zia che ha risposto “Vabbè, tutti i geni sono dislessici. Se non lo sei vorrà dire che non avremo un genio in famiglia.”
    Quindi dopo essermi sentita offesa per un giudizio errato, mi hanno pure fatto sentire in colpa e naturalmente carente.

  35. Io non ho nessuna qualifica professionale ma ho un’opinione e la esprimo. Io credo che l’essere genitori nnon sia sinonimo divessere bravi genitori, molti di noi mettono al mondo figli e poi non son capaci di aiutarli a crescere pur pensando di riuscirci solo in quanto genitori e di conseguenza non si mettono mai un pochino in dubbio con umiltà e voglia di capire. Seconda cosa gli INSEGNANTI hanno sempre più comoetenze in materie specifiche e sempre meno sono magister:sanno la materia ma non sanno insegnare; fondamentale secondo me sarebbe (per gli insegnanti della scuola dell’obbligo) imparare l’arte di insegnare (il magistero) prima ancora della materia.

  36. condivido in pieno tutto,ma non ci ha spiegato come comportarci in queste situazioni…..io sto passando per logopedisti,dottori ecc…e le maestre hanno anche chiesto di far prendere dei farmaci al mio bimbo di 10 anni,che già ha fatto un anno in più di asilo,e che ha la 104.ma nonostante ciò,è un bambino normalissimo,quindi vorrei capire come comportarsi con i figli in questi casi.Grazie (per i farmaci ovvio che ho risposto di NO)

  37. C ondivido in pieno tutto,ma non ci ha spiegato come comportarci in queste situazioni…..io sto passando per logopedisti,dottori ecc…e le maestre hanno anche chiesto di far prendere dei farmaci al mio bimbo di 10 anni,che già ha fatto un anno in più di asilo,e che ha la 104.ma nonostante ciò,è un bambino normalissimo,quindi vorrei capire come comportarsi con i figli in questi casi.Grazie (per i farmaci ovvio che ho risposto di NO)

  38. Fresca fresca mi é stata detta l’altro ieri di mia figlia, la quale a 6anni e mezzo é in seconda elementare! Io a mia figlia dico sempre che se non fa le cose come gli altri é solo perché non ne ha voglia. É anche vero che avendo 6mesi di differenza dagli altri tende a comportarsi un po’ più da “tatina” e a cercare più attenzioni…spero di non sbagliarmi ad ogni modo.

  39. Salve Dot.sa Cristofari, faccio l’insegnante di informatica da 35 anni presso un Istituto Tecnico,
    voglio complimentarmi per le Sue affermazioni che condivido in pieno. Nel 2004 il nostro Dirigente
    ha iniziato,per docenti e genitori, i corsi sulla D.S.A. condotto da specialisti come Lei e che tuttora
    continuano. Continui così, sono pienamente solidale con Lei.
    Cordiali saluti
    Francesco Bentivoglio

  40. L’articolo è molto interessante e sicuramente foriero di un messaggio importante. Ma la bufala di Einstein ciuccio a scuola davvero non si può più sentire! Einstein non è mai stato carente, neanche in modo lieve, nel suo percorso scolastico, ha solo dichiarato, in una intervists, che una volta ebbe alcune difficoltà in matematica. Correggete, cortesemente. Anche perché questa storia di Einstein ciuccio a scuola e poi genio all’università è la scusa con cui la maggior parte dei genitori giustificano i figli che non hanon voglia di studiare.

  41. Capisco purtroppo ho esperienza negativa, chiedo una cosa ho una nipotina di quasi 2 anni.
    Cosa vuol dire il fatto che ha schifo della cacca dal momento che lo dici o addirittura se dici andiamo a farla si mette urlare, oppure fa il senso del vomito, per me non è normale, non capisco cosa ha scaturato questo

  42. Potrei scrivere un libro su queste esperienze ma grazie a Dio e a Me… ho dimostrato l’incompetenza di alcuni ‘professionisti’ capisco pienamente questo sfogo e lo appoggio totalmente.

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